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È tempo che il Congresso corregga un'ingiustizia contro il combattimento

May 05, 2024May 05, 2024

Quando il Congresso ritornerà dalla pausa il mese prossimo, dovrebbero fermarsi a riflettere su come le guerre culturali sull’aborto, sull’identità di genere e sui programmi per la diversità siano diventate più urgenti della correzione di un’ingiustizia per i guerrieri americani feriti in combattimento.

Nonostante gli sforzi bipartisan sia del Senato che della Camera per approvare il Major Richard Star Act (MRSA), introdotto rispettivamente dal senatore Jon Tester (D-Mont.) e dal deputato Gus Bilirakis (R-Fla.), i progetti di legge si sono purtroppo arenati per ragioni sconosciute mentre altri temi sono saliti alla ribalta anche con 326 co-sponsor alla Camera e 70 al Senato.

Ma l’MRSA, S.344 e HR1282, mira a rettificare un’ingiustizia che colpisce oltre 50.000 veterani disabili in combattimento a livello nazionale, di cui quasi 2.400 in Georgia sulla base di un rapporto del Dipartimento della Difesa (DOD) del 2021, perché con la misura proposta riceverebbero entrambi Risarcimento per invalidità pensionistico DOD e Veterans Affairs (VA) contemporaneamente. L'attuale legge riduce ingiustamente, dollaro per dollaro, il pensionamento del DOD dell'importo del risarcimento VA che ricevono i pensionati militari con meno di 20 anni di servizio che sono stati costretti ad andare in pensione a causa di disabilità da combattimento. Il maggiore Star, che ha sostenuto questo cambiamento, purtroppo è morto nel febbraio 2021.

Il potente editoriale del deputato Bilirakis in the Hill chiede che sia tempo di portare alla luce questa allarmante e ingiusta compensazione che colpisce i nostri militari più coraggiosi. Le nostre forze armate mettono tutto in gioco per proteggere la nostra libertà e il nostro stile di vita. Eppure, al loro ritorno, lo stesso sistema che dovrebbe salvaguardare il loro futuro, di fatto, li sta deludendo.

Il punto cruciale da ricordare è che questa non è un’elemosina: è una promessa fatta e un debito dovuto dalla nostra nazione ai suoi veterani feriti. Dato che una piccola frazione della nostra popolazione, meno dello 0,5%, attualmente presta servizio nelle forze armate, e solo il 7% ha prestato servizio ad un certo punto, la realtà è che abbiamo un debito incommensurabile verso pochi per la libertà di molti. Queste cifre diventano ancora più toccanti se si considerano le oltre 50.000 persone che, a causa delle ferite riportate in combattimento, sono andate in pensione anticipata per motivi di salute.

Sebbene i grandi numeri e le statistiche possano spesso sembrare astratti, la difficile situazione del maggiore Richard Star, come evidenziata da Bilirakis, apporta un tocco profondamente personale a questa questione. La storia di Star sottolinea la dura realtà che molti veterani affrontano al ritorno a casa: un sistema che dovrebbe sostenerli diventa invece un ostacolo al raggiungimento della sicurezza economica.

Anche con il sostegno bipartisan, rimanevano degli ostacoli al passaggio: vale a dire trovare una compensazione di bilancio per finanziare il disegno di legge. Il costo di questa riforma, circa 10 miliardi di dollari in un decennio, impallidisce in confronto alla nostra massiccia spesa militare in varie iniziative internazionali. Più che semplici numeri, si tratta di correggere un’ingiustizia e onorare il nostro impegno nei confronti di coloro che hanno dato così tanto.

E con il Congresso che aggiunge altri 9,5 miliardi di dollari per i pagamenti al sistema pensionistico militare durante le udienze del National Defense Authorization Act, raddoppiando la media dei tre anni precedenti, non c’è ancora alcun movimento su un voto in nessuna delle camere, anche se la versione della Camera si trova su entrambe le Camere. I calendari del consenso e dell’Unione marciscono. I finanziamenti ci sono, allora perché non ci sono movimenti sulla fattura?

Sorge quindi la domanda: come può la nostra nazione, che dà priorità alla difesa nel suo stesso documento fondativo, non dare priorità al benessere dei suoi difensori? La nostra Costituzione è molto chiara sull’importanza della difesa e, per estensione, di coloro che la garantiscono. Se siamo veramente vincolati allo spirito e alla lettera della nostra carta costitutiva, allora il benessere dei nostri veterani feriti in combattimento dovrebbe essere una priorità assoluta per la sicurezza nazionale. Perché allora non è così?

Inoltre, dobbiamo anche riconsiderare le nostre priorità di spesa. Se da un lato un approccio conservatore a livello fiscale è encomiabile e necessario per una crescita nazionale sostenibile, dall’altro dobbiamo anche assicurarci di non risparmiare pochi centesimi abbandonando la nostra bussola morale. I fondi che assegniamo al di fuori degli intenti della nostra Costituzione potrebbero essere meglio serviti reindirizzandoli verso i militari che sono stati in prima linea per la nostra libertà.